venerdì 12 dicembre 2008

Dagli archivi di Life



Due foto del 1948: la prima è stata scattata in occasione del Giovedì Santo, dopo la cerimonia della lavanda dei piedi, presso un altare laterale del Duomo di Milano.

sabato 29 novembre 2008

1960 : le modifiche alle Rubriche del Missale Ambrosianum

Nel 1960, dopo le modifiche giovannee alle rubriche del Missale Romanum, l'allora Arcivescovo Montini adeguò il Missale Ambrosianum alle innovazioni introdotte.
Di seguito postiamo le scansioni del testo del documento del tempo (novembre 1960).
Si noti l'abolizione anche nel Rito Ambrosiano delle pianete plicate e dello stolone, il "taglio" del secondo Confiteor e le precisazioni fornite in tema di omelia, per eliminare la inopportuna consuetudine da parti di alcuni celebranti di proseguire la celebrazione con la consacrazione, mentre un altro sacerdote teneva una breve omelia.





sabato 8 novembre 2008

sabato 1 novembre 2008

sabato 25 ottobre 2008

Festa di Cristo Re







lunedì 20 ottobre 2008

La Messa in latino? Piace

PIACE LA MESSA IN LATINO
Legnano, chiesa colma di fedeli per il rito "preconciliare"


Monsignor Attilio Cavalli entra dalla porta spalancata, preceduto dai chierichetti, mentre l'antico organo Carrera sottolinea la solennità del momento. Poi, senza mai girarsi verso il pubblico, comincia a recitare la "Sancta Missa" così com'era stata definita nel rito ambrosiano del 1954. La lingua, naturalmente, è il latino. Il sacerdote celebra in latino, i fedeli che riempiono la chiesa di Sant'Ambrogio rispondono in latino, i cori sono intonati in latino. Ma non è questa la sola novità del rito reintrodotto ieri a Legnano su richiesta di un pugno di fedeli e concessione dell'arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi. Perchè a Sant'Ambrogio è stato tolto il tavolo della mensa eucaristica, che non serve più, e sul lato destro dell'altare è apparso un pulpito. Lì sale monsignor Cavalli per leggere in italiano le due letture, il primo Vangelo e per recitare la sua omelia. Il secondo Vangelo, quello che chiude la celebrazione, è comunque in latino, e il sacerdote lo celebra rivolto verso il tabernacolo. Era una scommessa, ma almeno per il momento chi si è battuto per tornare al rito preconciliare l'ha vinta. Perchè ieri pomeriggio alle 17:30 a Sant'Ambrogio si erano radunati parecchi fedeli: donne giovani con in testa il velo bianco, anziane con il velo nero, latinisti esperti e semplici curiosi. La funzione ritrovata è più lenta, più complessa, più lunga. Ma il fascino è innegabile, e la musicalità del latino compensa i tempi morti imposti dal rito. Per ulteriore chiarezza, prima dell'inizio della messa monsignor Carlo Galli, prevosto di Legnano, ha letto la lettera con cui il presidente della congregazione del rito ambrosiano monsignor Luigi Manganini ha ufficialmente autorizzato il ritorno all'antico rito:" La celebrazione è autorizzata per un anno - spiega monsignor Galli -. L'arcivescovo ha indicato i sacerdoti che potranno celebrare la funzione, che si dovrà tenere qui in Sant'Ambrogio. Dalla prossima settimana la messa si terrà ogni domenica alle 17:30, tra un anno sarà tracciato un bilancio di questa esperienza". In tutta la diocesi solo nella chiesa di S. Rocco in Gentilino a Milano si recita oggi la messa in latino, ma lì ormai è una consuetudine consolidata da vent'anni. Legnano ci prova, ieri l'esperimento è partito con il piede giusto. Anche perchè per aiutare i fedeli prima dell'inizio della funzione monsignor Galli ha distribuito l'"ordo missae iuxta ritum ambrosianum", con traduzione a fronte che è servita a rinfrescare la memoria ai più anziani e a orientare i più giovani.

Luigi Crespi

La Prealpina 19.10.2008

domenica 19 ottobre 2008

mercoledì 15 ottobre 2008

Il Motu Proprio Summorum Pontificum ed il Rito Ambrosiano Tradizionale


Alla vigilia dell'inizio delle celebrazioni a Legnano della Santa Messa secondo il Missale Ambrosianum del 1954 ripubblichiamo quest'articolo che descrive efficacemente il rapporto, a tutt'oggi così definito fra il Motu Proprio Summorum Pontificum e le peculiarità del Rito Ambrosiano.

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E' trascorso poco più di anno dalla pubblicazione del Motu Proprio Summorum Pontificum, avvenuta Sabato 7 luglio 2007: fin da una prima lettura di questo attesissimo documento papale molti rilevarono l'assenza di un esplicito riferimento al Rito Ambrosiano, ovvero alla peculiare liturgia della più grande Diocesi del mondo. Ebbe inizio quindi un periodo di incertezza sulle modalità di applicazione di questo Motu Proprio nel territorio ambrosiano.

Oggi possiamo dire che questa incertezza può considerarsi superata e, di seguito, espliciteremo i motivi che ci portano a questa conclusione.

E' il mese di marzo di quest'anno il momento fondamentale per il dipanarsi dei dubbi.

Il primo passaggio è la pubblicazione del testo ufficiale e definitivo del Motu Proprio negli Acta Apostolicae Sedis : in questa versione viene aggiunto un sottotitolo prima non presente, De usu extraordinario antiquae formae Ritus Romani, specificazione che definitivamente chiarisce che la nuova normativa non è applicabile direttamente al Rito Ambrosiano.

Il secondo passaggio è la promulgazione del Nuovo Lezionario Ambrosiano, avvenuta il 20 marzo 2008. Il modus operandi tenuto durante il percorso che ha portato alla pubblicazione di questo nuovo testo liturgico ha costituito l'occasione per una verifica concreta dell'ampiezza dei poteri dell'Arcivescovo di Milano nella sua qualità di Capo Rito, poteri che, seppur esercitati in armonia e di concerto con la competente Congregazione romana, sono i più estesi possibile.

Sono venute così a cadere le obiezioni mosse nei mesi precedenti da alcuni e rivolte a sostenere una pretesa diretta ed immediata applicabilità del Motu Proprio al Rito Ambrosiano, in virtù anche di un presunto carattere meramente formale del titolo di Capo Rito attribuito all'Arcivescovo di Milano.

Tutto ciò, ovviamente, non può portare alla conclusione che, in questo modo, la Diocesi di Milano possa divenire una sorta di « zona franca » all'interno della quale non vi sia la volontà di aderire alle preziose indicazioni del Santo Padre. Così non potrebbe essere considerando che, innegabilmente, il Vescovo di Milano è fra i destinatari della « Lettera » che, anch'essa pubblicata negli AAS, « accompagna » il Motu Proprio ed è diretta « ai Vescovi di tutto il mondo ».

La peculiarità liturgica ambrosiana porta quindi ad una applicazione necessariamente peculiare del Motu proprio da parte del Capo Rito nel territorio della sua Diocesi.

Del resto già in passato questa peculiarità si era manifestata; quando l'allora Cardinale Martini, accogliendo, anche oltre le loro aspettative, le richieste di un gruppo di fedeli, concesse, all'indomani della Lettera Apostolica Quattour abhinc annos, la celebrazione della Santa Messa nella chiesa milanese di San Rocco al Gentilino, indicò l'ultima editio (quinta post typicam) del Missale Ambrosianum risalente al 1954, ben otto anni prima dell'equivalente Missale Romanum del 1962 che era, e rimane, il Libro Liturgico di riferimento per tutta la questione della liturgia anteriore alla riforma del 1970.

L'editio quinta post typicam del 1954, in realtà, si adeguò alle innovazioni del Motu Proprio Rubricarum Instructum del 1960 con delle « Modificazioni » proposte dall'allora Arcivescovo Montini ed approvate dalla Congregazione per il Culto Divino. Come si vede sono le stessa modalità con le quali, pochi mesi fa, venne approvato il Nuovo Lezionario Ambrosiano, nulla di nuovo sotto il sole quindi: fin dal Codice di Diritto Canonico del 1918 l'approvazione di Roma è necessaria per nuovi libri liturgici o per modifiche a quelli vigenti.

A questo punto ci si potrebbe rammaricare del fatto che, a causa di una non felicissima formulazione della prima versione del testo del Motu Proprio, si sia vissuto un periodo, durato alcuni mesi, di incertezza talvolta sfociata, purtroppo, in infelici ed ingenerose polemiche.

In realtà, già all'indomani della pubblicazione del testo ufficiale negli AAS, alcuni fedeli della Diocesi di Milano, consci della portata delle modifiche apportate, sostenuti dal Movimento Liturgico Benedettiano ed in rappresentanza di un gruppo più ampio, iniziarono a dialogare ed a confrontarsi con la Curia di Milano, esponendo le ragioni e le motivazioni alla base delle loro richieste, trovando accoglienza paterna e sincero interesse da parte dei loro interlocutori.

Determinante è stata anche la modifica, nel testo ufficiale del Motu Proprio (che, ribadiamo, non può non trovare applicazione nella Diocesi di Milano, ma che, al tempo stesso, non può prescindere dalla particolarità del Rito Ambrosiano) dell'avverbio continenter (riferito al gruppo stabile) con stabiliter, il che fa sì che il documento papale non « fotografi » una situazione pre-esistente alla data del 7 luglio 2007, ma diventi, invece, uno strumento dinamico per accogliere richieste anche nuove.

Nessuna preclusione quindi per quei fedeli intenzionati a voler vivere la loro sensibilità liturgica e spirituale nell'ambito del percorso pastorale della Diocesi, e lontani da ogni settarismo o estetismo fine a sè stesso.

Nel mese del prossimo Ottobre il dialogo intrapreso porterà ad iniziare un'ulteriore celebrazione della Santa Messa che utilizzi il Missale Ambrosianum del 1954, in maniera stabile e continuativa, in un'altra località della Diocesi, la quale pertanto va ad aggiungersi a quella milanese del Gentilino, esperienza ormai consolidata.

Sarà questa la prima applicazione di quella che possiamo definire la « via ambrosiana » al Motu Proprio di Benedetto XVI, mentre all'orizzonte vi sono già alcune altre richieste.

(RN)


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"IN NOMINE PATRIS". IL LATINO TORNA A S. AMBROGIO.

"IN NOMINE PATRIS". IL LATINO TORNA A S. AMBROGIO.
Dal prossimo fine settimana messa con rito pre-conciliare. L'autorizzazione è stata concessa dal cardinale.


Per una volta alla settimana a Legnano tornerà la messa in latino. Dopo i tentativi dello scorso anno, il cardinale Dionigi Tettamanzi ha ufficialmente autorizzato la celebrazione con rito pre-conciliare nella chiesa di S. Ambrogio. La prima funzione è in programma sabato 18 alle 17:30; dalla settimana successiva l'appuntamento sarà invece ogni domenica alla stessa ora.
In tutta la diocesi solo un'altra chiesa può vantare questa opportunità: quella di S. Rocco al Gentilino a Milano, dove però la messa in latino si tiene da oltre vent'anni sempre su concessione della Curia.
La novità sta destando un certo clamore negli ambienti religiosi, legnanesi e non. Perché il ritorno alla vecchia liturgia divide.
E' stato un gruppo di fedeli di varie parrocchie della zona che si riconoscono nel "Movimento Liturgico Benedettiano" (il riferimento è al papa) a presentare nei mesi scorsi una formale richiesta per avere messe in latino. Richiesta che è stata accolta con il sì prontamente divulgato dal sito internet "Rinascimento sacro".
"Siamo contenti - ha fatto sapere uno dei portavoce del gruppo - che siano state comprese le nostre motivazioni e la nostra serietà. Il nostro non è un discorso nostalgico, ma di fede. Crediamo infatti che un avvenimento solenne come la messa richieda un linguaggio altrettanto solenne poiché c'è una valenza misterica e simbolica che deve essere riscoperta. Non critichiamo la riforma liturgica, ma come è stata applicata."
Di più: "Crediamo in una continuità tra la vecchia liturgia e quella attuale attraverso una terza via. C'è d'altra parte chi vorrebbe un ritorno netto al passato; chi, per così dire, è progressista; e chi, come noi, è per una conciliazione fra vecchio e nuovo. In ogni caso vorremmo sgombrare il terreno da eventuali luoghi comuni: non siamo una setta e la messa in latino è peraltro indicata come forma straordinaria dallo stesso papa Benedetto XVI."
A Legnano tempi e modi della funzione (che sarà cantata) sono stati ovviamente stabiliti dalla Curia milanese: a officiare sarà monsignor Attilio Cavalli in base al messale del 1954 edito dal cardinal Schuster.
I tratti principali del rito pre-conciliare sono il fatto che il sacerdote rivolge le spalle ai fedeli e che il rito della comunione avviene in ginocchio: letture, vangelo e omelia sono invece in italiano. Per aiutare la comprensione a chi non conosce il latino, saranno a disposizione traduzioni con testo a fronte.

MA LAICI E RELIGIOSI RESTANO DIFFIDENTI

Ad averla richiesta è un gruppo abbastanza ristretto, che è stato però capace di addurre motivazioni forti, condivisibili, convincenti. Così almeno pare, visto che, dopo un lungo periodo di valutazione, la Curia milanese si è espressa favorevolmente. Eppure a Legnano la messa in latino, guardata con diffidenza dalla maggior parte dei laici, non sembra entusiasmare i sacerdoti. In verità nessuno di quelli intervistati ha espresso un parere chiaro: c'è chi ha preferito trincerarsi dietro un prudente ma eloquente "non so cosa dire", chi ha abbozzato solo qualche frase e chi, invece, ha lasciato intendere che, di fronte a una decisione "calata dall'alto", c'è poco da fare.
Sono tante, le motivazioni che destano qualche dubbio fra i sacerdoti come fra i laici: prima fra tutte, la non conoscenza del latino da parte della gente comune. E poco importa che durante le celebrazioni saranno disponibili libretti con il testo italiano a fronte, perchè "se ci si deve concentrare sulla traduzione, si rischia di perdere di vista il senso più profondo della messa". Qualche anziano, opportunamente, fa notare che sino a quando le celebrazioni erano in latino, la maggior parte dei fedeli partecipava alle stesse "biascicando" qualcosa in una lingua che non era né italiano, né latino, ma probabilmente il dialetto parlato dalla gente comune, "condito" con qalche desinenza "us" o "um", tipica del latino. Meglio l'italiano, dunque, se si vogliono evitare gli strafalcioni di un tempo.
Ma c'è anche chi va al di là del problema della lingua: "Dietro questa richiesta che la Curia alla fine ha accordato - commenta uno studente di teologia - io intravedo più motivazioni politiche che teologiche e un'influenza dalla Francia, dove vige un laicismo forte e dove non esiste un cattolicesimo di popolo come da noi. Credo, ma questa è solo una mia opinone, che anche la Curia, prima di accogliere l'istanza, abbia avuto qualche perplessità". Ma questo bisognerebbe chiederlo al cardinal Tettamanzi: ciò che, invece, è certo, è che nei numerosi incontri effettuati sulla questione con monsignor Manganini, arciprete del duomo di Milano, i sacerdoti legnanesi hanno avuto una posizione critica. Comunque sia, che la domenica la chiesa di S. Ambrogio accolga una messa in latino non è erto cosa da osteggiare: anzi, parteciparvi almeno una volta potrebbe rivelarsi un'esperienza arricchente.

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Da "La Prealpina" del 12.10.2008

domenica 12 ottobre 2008

sabato 4 ottobre 2008

sabato 27 settembre 2008